DAL BLOG DI archetypon

ricordami la fame

Post n°912 pubblicato il 25 Novembre 2009 da archetypon

Carissima,

lo so, non ti aspettavi un'altra missiva. In verità non sapevo che ti avrei scritto ancora ma, e questo lo sai bene, le trame della vita sono nodi e buchi, acrilico e seta, nero e colori, tanto che neppure la più agitata immaginazione può prospettarsi il tessuto su cui si (in)siederà domani.

È che volevo ricordarti il mio proposito, di quanto tempo fa non importa, per il quale in questo periodo di "assenze" - e sai che ho fondato una metafisica dell'assenza e della mancanza, che sospetto una parte importante di ogni essere - avrei trattato con rispetto, con attenzione e devozione quasi maniacale, ogni gesto d'affetto, di sentimento benevolente che la trama futura, desiderata e temuta, della vita mi avesse donato.

E poiché ho il timore di dimenticare - lo sai sono un pezzo di pane, ma vado indurendo - ti chiedo di ricordarmi, di avvisarmi, quando le mie parole, qui o altrove, non renderanno il giuramento a questa disposizione, quando mancheranno di essere fondate su questo principio, quando l'affamato, semmai diventasse ricco, dimenticherà e tradirà quella fame. Tuo,

AM

amori senza talloni

Post n°916 pubblicato il 04 Dicembre 2009 da archetypon

 

Carissima,

m'hai detto che sono il tuo tallone d'Achille e nel sentire ciò, che eppure non mi è cosa nuova, non ho provato stupore ma mestizia per quel voler rendere a tutti i costi la tua vita eroica. Sopportare, rendersi invulnerabili a qualsiasi attacco, a qualsiasi offesa, sicuri in una posizione di moralità distaccata e superiore, pronti nell'arena anche nell'ora della pace, e così guerrieri in lotta con se stessi prima che con gli altri.

Non il sapore amaro della medicina che vorrebbe lavare l'infezione che conduco, e neppure l'essere bersaglio di frecce di stupidi arcieri rivolti verso te: poiché ho conosciuto il tuo valore interiore, (com)patisco la tua ostinazione che vorrebbe seppellire l'unica parte che, fino ad ora, ha dato spessore all'intero tuo corpo: infatti, cosa rende l'eroe Achille tale: la sua eroicità senza il suo tallone? Cosa rende l'amore tale: il suo agire senza il suo patire?

Tuo,

AM

Cara,

sono lontano e, tra breve tempo, lo sarò ancora di più; eppure in questo movimento si nasconde quello contrario della nostra psiche che si prenderà - si prende - gioco di noi: nel più lontano troveremo ciò che più (ci) è vicino.

E ciò non è un oscuro frammento eracliteo, ma lo scoprire quanto l'essere che desidera, che aspira a qualcosa che non ha, rap-presenta il suo desiderio in tutte le sue parvenze, domanda (ben) oltre quello che avrebbe avuto domanda nella presenza, così che a dispetto della distanza esplora la misura di quella distanza e se in quella misura si (pro)getta con l'apertura di sé senza condizioni rende possibile che l'intangibile si presenti, ciò che è lontano si avvicini.

Può rendere illusioni? Non ho dubbi che accada; eppure l'essere che non (si) nutre (di) illusioni, che alcuni chiamano speranze, riuscirebbe mai a porsi una qualche domanda sulle distanze che ci sono dentro di sé?

Per questo nell'essere lontani esploreremo quanto siamo vicini. Tuo,

AM

apologia della lontananza

da archetypon

Post n°1016 pubblicato il 23 Agosto 2010

 

Carissima,

tenti di incollare la vita che ti è intorno e dimentichi di incollare le parti di te che si sono scollate da tempo. È l'errore pari al mio, ma inverso, che ho dovuto, per naturale propensione, scoprire prima i bordi, gli iati, le connessure e poi riprendere e tentare di giustapporre i frammenti di me che s'erano dispersi. Così però sto dimenticando il mondo.

Devo già averlo scritto a te, qui in queste lettere:  come riappropriarsi del mondo, ammesso che dopo non lo si rivaluti senza il peso di prima, e come comprenderne le trame, ammesso che una trama si riesca a scoprire, se dapprima non si è riappropriati e compresi se stessi? Non si rischia di andare nuovamente in frantumi alla successiva tempesta se la nave non ha le vele ben fissate?

Conosco la tua fibra: tenace e determinata. Conosci la mia ammirazione: profonda e devota. Però ora le nostre visioni del mondo sono inverse, alle volte perverse: non vorrei consumare qualcosa che non merita di consumarsi. Lascio così in silenzio che lavori per il tuo mondo. Tuo,

AM

 

 

 

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