LETTERA PER  KATIA

 

 

Carissimo mio tesoro perduto,
non ho certo bisogno di una ricorrenza per scriverti. Tu ci hai lasciati in questo mondo per andare in un altro che non ci è dato conoscere e…Vorrei più che altro un indirizzo preciso dove inviare la missiva: non avendo nulla al riguardo mi accontento del Web.
La mia immaginazione fa sì che una volta scritta, una lettera, inserita in Internet, entrata in un vortice immenso, sia proiettata in un'altra dimensione. La grande rete del Web la percepisco come un immenso spazio, quasi magico: incredibile, infatti, credere e pensare a tutte quelle immagini, suoni, e parole che viaggiano per suo tramite. E’ proprio tale concetto che mi fa amare questo mezzo di comunicazione. E’ per amor tuo che  mi  ci sono accostata. Lo trovo affascinante e seducente proprio come la incredibile  rotondità della terra, il suo eterno movimento, o le fasi lunari e solari… Come non restare impigliati nella sua rete?
Lasciamo perdere il clima delle feste appena passate che mi ha torturato fin nel profondo delle viscere.  Lasciamo perdere la rabbia, il disappunto che provo per la tua scomparsa, che ogni tanto tornano alla carica come cavalli imbizzarriti a mettere in subbuglio il mio animo ferito. Lasciamo perdere il dolore, lo sconforto e la malinconia che ti saltano addosso con violenza,  proprio quando pensi di avere tutto sotto controllo. Lasciamo da parte tutte le domande che mi frullano nella testa come uno sciame di api impazzite… Si, lasciamo anche perdere il malumore che incalza perché sei stufa di far finta di stare bene…
Insomma, cerchiamo di andare avanti, barcollando, piangendo e ridendo, andiamo avanti… Ho ritrovato una pagina di una rivista, dove c’era un piccolo articolo siglato dal tuo nome e con la tua calligrafia. Faceva parte dei nostri famosi “ritagli” di pagine ingiallite tolte dalle riviste e messe da parte (non so se c’è ancora un senso in tutto quel ritagliare e catalogare, ma… “ci penserò domani”…). Insomma, il piccolo brano sottolineato da te, in rosso, diceva:
 “Un gruppo di ricercatori ha scoperto che dentro ognuno di noi sopravvivono cellule di nostra madre. Dentro ogni mamma rimangono tracce del figlio che ha portato in grembo. Noi tutti sappiamo quanto questa notizia possa essere potente e contraddittoria, rassicurante e persecutoria insieme. Dunque, non ci lasceremo mai: sopravvivremo a noi stessi nascosti una dentro l’altra. Come tante matrioške dell’esistenza: contenuto e contenitore dentro lo stesso mistero.” (Stefania Rossetti) Nulla accade per caso e tra montagne di faldoni, fogli stipati uno sull’altro, è venuto fuori questo pezzetto di carta. Tutto questo per riaffermare, anche se di certo non ce n’era bisogno, che sei qui con me e ci sarai indissolubilmente per sempre. Un cordone ombelicale invisibile che nessuno potrà recidere: un filo astratto che ha un potere immenso, che lega, guida, segna in mille modi il nostro vivere quotidiano. Il fatto di aver ritrovato questo articolo mi ha stemperato la malinconia, l’ha resa sopportabile e più leggera…

Grazie Katia.
La tua mamma.     

                                                                                     Roma 20 Gennaio 2008

 

 Condividi 

Chiudi