MEMORIE DAL SOTTOSUOLO

  Di Michajlovic Dostoievskij

 Pag.72

I compagni mi avevano accolto con scherzi cattivi e impietosi, per il fatto che non somigliavo a nessuno di loro.

 […]

Già a sedici anni mi meravigliavo cupamente di loro, già allora mi sbalordiva la pochezza dei loro pensieri, la stupidità delle loro occupazioni,dei giochi, dei discorsi. Non capivano delle cose tanto indispensabili, non s’interessavano a dei temi tanto suggestivi e avvincenti, che senza volere iniziai a considerarli inferiori a me. Non la vanità  offesa mi spingeva,e, per carità non ve ne uscite con le obiezioni stereotipate, ormai sentite fino alla nausea: “che io sognavo solo, mentre loro già allora capivano la vita vera”. Non capivano niente,nessuna vita vera,e,giuro, era proprio questa la cosa che mi indignava di più di loro. Al contrario la realtà più evidente, quella che salta all’occhio, la prendevano in modo fantasticamente stupido e già allora si erano abituati a inchinarsi al solo successo. Tutto ciò che era giusto ma umile e avvilito, di quello ridevano crudelmente e vergognosamente. Il grado lo prendevano per intelletto; a sedici anni già parlavano di posticini al caldo. […] Erano stati corrotti fino alla mostruosità. Anche qui, beninteso, c’era più esteriorità, più finto cinismo;beninteso , la giovinezza e una certa freschezza balenavano in loro perfino da dietro la corruzione; ma in loro era poco attraente perfino la freschezza…

  Biblioteca Economica Newton
 



Tamara de Lempicka

 

 

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