15 MARZO 2009

 

 

Mia amata Katia,
rimango senza parole nel constatare che siamo nel 2009. Per me il tempo è ormai una cosa astratta, si è fermato a quel fatale giorno. Ora mi riesce difficile capire il suo scorrere: è solo un rotolare di ore, un susseguirsi di giorni e mesi senza nome... Prima, infatti, in famiglia festeggiavamo tutto quello che c’era da festeggiare. Ora? Comunque, la vita continua, ma ha uno strano modo di procedere: è un poco schizofrenica.    Ogni notte è un frenetico lottare con i ricordi. Questo, regolarmente, da quando non sei più tra noi. Come avrai intuito, l’infernale scontro notturno è formato da due fronti ugualmente ben equipaggiati: i bei ricordi contro quelli brutti.  Così, puntualmente, ogni notte si scatena furiosa l’eterna lotta. Nel buio e nel silenzio della notte  i due eserciti escono dai loro nascondigli e si affrontano con sanguinaria violenza. Occupano completamente la mia testa, tutto il territorio è in  loro possesso, non c’è via di scampo. Per ogni bel ricordo c’è in agguato una fila di lance, lunghe come pertiche, simili a quell’esercito raffigurato in una famosa opera di Paolo Uccello. L’invasione  devastante dei brutti ricordi, il dolore, la sofferenza, la tristezza, nella notte acquistano peso e consistenza. Emergono episodi che attorcigliano le viscere, che sconquassano l’animo e sembra mi scortichino viva... Mentre il mio istinto di resistenza si affanna alacremente per costruire ogni notte nuove mura di cinta, tentando di fare barricate con la tua inconfondibile risata, con i tuoi incredibili luminosi occhi d’oro, con le tante tue passioni... Ricordo, sopra ricordo, alzo trincee e cerco di richiudere il nefasto vaso di Pandora sostituendolo con uno nuovo da riempire con tutto il bello di te, le tue lettere, i tuoi libri, i tuoi ricordi. Sperando che il vento soffi forte trascinando il tutto, fino a seppellire il male vissuto e sopportato eroicamente da te. Vorrei andare a letto, chiudere fuori i brutti ricordi  e sognare di te: te che ridi, te che mangi, te che canti, solo e sempre te. Con noi, senza di noi, con i tuoi amici. Di giorno, con la luce, con il sole, vince sempre la gioia, nonostante tutto. Riusciamo a ridere, a godere del sole, dei fiori, o del gabbiano che ormai si è accasato sul nostro davanzale. E poi tu sai bene che sei sempre presente nei miei pensieri: ogni momento della giornata. Non accade nulla senza che il mio pensiero t’includa automaticamente. Non esiste nulla della mia giornata senza di te. Sono tua madre. Mi sembra di averti dentro di me come quando eri un piccolo embrione. Tu eri lì, non ti conoscevo ancora, ma eri dentro di me, facevi parte di me, e ti amavo... Ora provo la stessa sensazione. Come allora, sei tornata nel mio grembo, sento che siamo una persona sola. A volte mi sembra di possedere i tuoi pensieri. E’ un sentimento strano: sento dentro di me che sei tu a parlare... ad esprimere un’emozione, un pensiero, un’osservazione. E quando il gabbiano arriva, aprendo le ali e mostrando tutta la sua bellezza ed il suo bianco splendore io penso a te. A quanto lo avresti amato, a come ti saresti divertita ad intrattenerti con lui... E quando Francesco, il nostro vicino, viene da noi per il rituale del solito caffè, io sento che tu lo avresti amato come lo amiamo noi. Come non pensare a te quando lui semina i suoi racconti con i tantissimi  “stupendo”,  “bellissimo”... Ama la vita e le cose belle che offre, e da buon napoletano sa sdrammatizzare ogni controversia. Lui si ricorda di te, perché quando venne a vedere l’appartamento tu eri sull’uscio e vedendo diverse persone sostare sul ballatoio chiedesti a lui se per caso c’era una festa: quella tua immagine gioiosa e allegra che tentava al volo una conversazione lo colpì profondamente e lo lesse come un segno di buon auspicio.
Oggi è il tuo compleanno. Quante cose avremmo potuto fare insieme. Tutti ricordano quanto ti piaceva festeggiarlo... addirittura più di una volta: con gli amici di Cisterna, con gli amici della circonvalla, con i parenti... Ma ora, anche quello, è solo un ricordo. Come non pensare a te quando Francesco bussa alla nostra porta donandoci dolcetti e manicaretti prelibati cucinati magnificamente e presentati con raffinatezza da Filippo? Tu, sono sicura, avresti passato molto tempo con loro, perché anch’essi, come te, amano la compagnia ed appartengono alla categoria di quelli che,  come dicevi spesso tu:  “Quanto ci piace chiacchierare”... E Facebook dove lo mettiamo? Come non pensare a te? A come ti saresti complicata la vita con tutta quella infinita rete di amici che avevi? A come ti saresti divertita e impegnata nello stesso tempo, visto che nella vita quotidiana, in fondo eri così: sapevi unire l’impegno con la divagazione e la leggerezza senza troppi problemi. Chissà quante cose ti sarebbe venuto in mente di fare attraverso questo meraviglioso strumento. Comunque, come vedi, meno male che esiste il giorno! I mostri, per mia fortuna, si presentano solo di notte. Di giorno, nel pomeriggio in special modo, mi occupo quasi fisicamente di te, curando ed accudendo il sito a te dedicato, proseguendo la fantastica e paziente opera creata ed a lungo coltivata dalle tue fedelissime amiche Anna e Cinzia. Mi illudo di parlare a te personalmente. Questa consuetudine, ormai è divenuta un rituale, mi fa bene e mi rende felice, anche se questa parola ormai non fa quasi più parte del nostro vocabolario. E ogni volta ti ringrazio per tutti i tuoi scritti lasciati: diari, appunti, fogli, fogliettini... Ho ancora molto da lavorare: hai lasciato dietro di te un lungo percorso fatto di parole... Io le seguo e ti sono sempre vicina con tutto il mio infinito e profondo amore.

La tua mamma

 

 

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