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		 FRIDA KAHLO 
		autoritratto intimo 
		
					edito da Leonardo Arte 1995  
		
		
		
			
				
					Nessuno saprà mai quanto amo Diego. 
					Perché lo chiamo mio Diego? Mai fu nè mai sarà mio. appartiene a se 
			stesso. 
					
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					 Nulla di paragonabile alle tue mani niente di uguale all'oro verde dei 
					 tuoi occhi. Il mio corpo si riempie di te per giorni e giorni. Sei lo 
			specchio della notte, la luce violenta del lampo, L'umidità della terra. L'incavo delle tue ascelle è il mio rifugio,i miei polpastrelli toccano 
					 il tuo sangue. Tutta la mia gioia è sentire sgorgare la vita dal tuo fonte-fiore che la mia 
					 conserva per riempire tutti  i sentieri dei miei nervi che sono tuoi.  | 
				 
			 
			
			  
			Mio Diego: specchio della notte. I tuoi occhi, spade verdi dentro la 
		mia carne, onde tra le nostre mani. [...] Ti chiamerai AUXOCRÒMO- colui che attira il colore. Io, CR ÒMOFORO- 
		colei che dà il colore
			
			
			  
			
			"Amo molto le cose, la vita, la gente. Non voglio che la gente muoia. 
		Ho paura della morte, ma voglio vivere. il dolore, questo no, non lo 
		sopporto".  
			
			  
			
			
				
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					 Non ho mai visto una tenerezza più grande di 
				quella che Diego ha e dà quando con le sue mani e i suoi begli 
				occhi tocca le sculture del Messico indio. 
					
					  
					I miei quadri sono ben 
					dipinti, con pazienza, non con negligenza. La mia pittura 
					porta in sé il messaggio del dolore. Ritengo che almeno a 
					qualcuno possa interessare. Non è rivoluzionaria. Perché mai 
					dovrei continuare a illudermi che sia militante? Non ci 
					riesco. Dipingere ha arricchito la mia vita. Ho perso tre 
					figli e altre cose che avrebbero potuto colmare la mia vita 
					orribile. La pittura ha preso il posto di tutto questo. 
					 
					 
					 
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