Katia a 18 anni ebbe un’ esperienza molto difficile da superare . In un’ età che avrebbe dovuto essere dedicata alla spensieratezza e al divertimento, per cercare di correggere una grave scoliosi dovette affrontare,  ricoverata per diversi mesi in un istituto specializzato, notevoli sofferenze. Non mi dilungo nelle crude descrizioni delle cure traumatizzanti , perché Katia non voleva essere  compatita.  In quel lunghissimo periodo, fatto di notevoli disagi fisici e mentali, , pur con le lacrime agli occhi, lei seppe sopportare tutto in silenzio. Anche quando le misero un corsetto di gesso fisso, da tenere per diversi mesi non si perse d’animo cercando di reagire e restando la Katia di sempre:  allegra e mattacchiona . Credo che Katia ,  più o meno inconsciamente  avesse trovato in Frida un sottile  filo rosso che le univa o   semplicemente l’aveva eletta sua eroina perché  era riuscita con fierezza a tenere testa alla malasorte, come poi purtroppo ha dovuto fare lei con altrettanto coraggio.

Una delle tante lacerazioni di Frida, un’altra delle sue disgrazie che ha documentato con il linguaggio dell’arte nei suoi  sofferti dipinti, é stato il  rammarico di non essere  madre.
Katia , invece,  questo dolore  lo ha espresso nel suo ultimo diario: "...la paura di non avere più la possibilità di mettere al mondo un bambino mi blocca....mi terrorizza e mi fa disperare più della paura stessa di morire ... Se chiedo una grazia é questa, nient’altro. Se non dovessi più avere la possibilità di concepire preferirei morire".

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