XCIV
 
 Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
 che tu risvegli la furia del pallido e del freddo,
 da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili,
 da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
 
 Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi,
 non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
 non bussare al mio petto, sono assente.
 Vivi nella mia assenza come in una casa.
 
 E’ una casa sì grande l’assenza
 che entrerai in essa attraverso i muri
 e appenderai i quadri nell’aria.
 
 E’ una casa sì trasparente l’assenza
 che senza vita io ti vedrò vivere
 e se soffri, amor mio, morirò nuovamente.
 
 PABLO NERUDA

 

 

 

 


 

ROSE

Madre sempre madre...
Non è più il tuo mondo
io so a cosa stai pensando
tienimi la mano
non ho mai smesso di essere un bambino
stringimi ho paura
che poi verrà la sera...
 

 

 

 

ASPETTARE, ASPETTARE...
18 LUGLIO 2003


...Vorrei essere capace di descrivere queste incredibili sensazioni vissute in questi mesi difficili... Questo tempo che è rimasto solo come incastonato in questi mesi... sospeso - rapido e lento nell’ stesso istante....In questo periodo ho avuto modo di riflettere e soprattutto di riflettere sul significato dell’esistenza...
Il tempo così sospeso... come incantato per magia... questo senso strano della mente ...d’immobilità, di attesa, di precarietà... ci sono stati momenti in cui mi chiedevo che giorno fosse, ma in realtà neanche sapevo in quale mese dell’anno eravamo....non sapevo afferrare, oppure ricordare se fosse inverno o primavera, o se fosse appena trascorsa l’estate oppure se il Natale fosse già vicino....Vagavo come in un sogno da una stagione all’altra, un giorno, un mese, un ora... tutto non aveva grande importanza....dovevo solo aspettare, aspettare...aspettare...


Mi riesce molto difficile descrivere ciò che penso in questo periodo :
tutto mi passa accanto...
Sento che avrei molto da dire... che le mie parole sarebbero piuttosto intense ma è come se mi sentissi

 

 

LA FRASE E' INTERROTTA ...

restano solo delle pagine bianche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono le ultime testimonianze scritte di Katia.( 18- Luglio2003) Da questo momento in poi, le metastasi alla testa la paralizzano : non può stare in piedi, non può muoversi, leggere o scrivere. Eppure lei continua ad essere la Katia di sempre cercando ancora di scherzarci su:
“Per fortuna ho ancora il cervello che mi funziona benissimo, non mi arrendo... posso farcela, anche così posso vedere un film, parlare, ascoltare e ridere con gli amici; visto che ora mi coccolano ancora di più ” .
Infatti, tutti gli amici che venivano a trovarla all’ospedale la colmavano di attenzioni; le facevano fare delle “favolose gite sulla carrozzella ”,( come diceva lei) Inoltre si erano organizzati per fare addirittura degli incredibili pic-nic attorno alla fontana del grande atrio- ingresso del San Raffaele: una volta a base di pizze, un altro tutto a Mac-Donald, un altra volta tutto a base di dolcetti vari... Si cercava in tutti i modi di rendere la permanenza in ospedale meno drammatica possibile... Tutti, gli infermieri, i pazienti, i medici, erano stupiti dalle incredibili presenze di amici attorno a lei...

Poi il trasferimento a casa...ma nell'uscire dall'ospedale un movimento sbagliato le da il colpo di grazia...un dolore acuto da non potersi muovere, ma lei resisteva e si tornava a casa accompagnata da Marco. Una volta arrivati siamo stati diverso tempo sotto casa in attesa che passasse la fase acuta per poter salire...un caldo infernale picchiava da togliere le forze rimaste...Poi la decisione:salire comunque così finalmente da farla finalmente distendere sul letto. La carrozzina non entrava nell'ascensore, Katia non ce la faceva a stare in piedi...un calvario...poi finalmente a casa. Avevamo comprato il condizionatore, gli amici vicini di casa avevano comprato dei fiori, i dolci...io le avevo comprato e messe nel letto delle lenzuola giallo sole...ma lei così dolorante con gli occhi pieni di lacrime non si era accorta di nulla...Solo poco dopo qualche ora ecco che sopraggiunsero di nuovo gli attacchi epilettici ...Lei di fronte a quest'altro attacco non resse più...era spaventata aveva il terrore negli occhi...e solo dopo una notte ci rendemmo conto che non era possibile gestire la situazione...Venne il medico sanitario e ci consigliò di ricoverarla nell' Hospice quì vicino casa nostra al Colle Oppio. Anche se a malincuore accettammo il consiglio perchè almeno lì avrebbero saputo  tenere a bada quei tremendi attacchi ormai troppo ravvicinati...e speravamo inoltre che Katia si tranquillizzasse, perchè  quella paura che lei non diceva di avere, ma che invece le si leggeva negli occhi suoi belli...
Desideravamo che quello sguardo  spaventato negli occhi sparisse al più presto dai suoi occhi...    

HOSPICE ...foto delle soste  degli amici  fuori quel terrazzo in attesa del possibile miracolo...

 

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